C’e’ una banana alla porta. Sara’ sui 10-12 anni, a giudicare da quello che la buccia lascia intravedere. Una faccia da luna piena. “Trick or treat”. Detto con quella vocetta deliziosa che evoca in me il piacere inconfondibile dell`attrito del gesso sulla lavagna.
L`abbiamo sentita in decine di filmacci americani. Ora me la godo “live“, la vocetta. Le mollo una barretta ai cereali che ho comprato da Save on Food tre mesi fa e una caramella confezionata dal colore fluo, il sapore imperscrutabile e, ipotizzo con fatalistico distacco, chimicamente instabile.
Quest’anno sono rimasto a casa. Suonano il campanello. Apro la porta, porgo una ciotola di metallo che sembra un pitale, pieno di mer..endine, caramelle, barrette e schifezze assortite. Richiudo la porta, con un sospiro e aspetto il prossimo ringhio di campanello.
Sono prevenuto, lo ammetto. Halloween non fa parte della mia tradizione simbolica. Prima di trasferirci qui in Canada, ne abbiamo ospitato una pallida imitazione a casa: Teresa col cappello da strega, io con un maglione nero a collo alto nel patetico tentativo di sembrare Frankenstein (anche se assomiglio di più a Gru, il cattivo di Desplicable Me, con la parrucca pero’), le bambine vestite da principesse reduci da un incidente stradale, con le cicatrici disegnate col pennarello, il riso, latte e zucca servito ad uno sparuto gruppo di nouveaux halloween-fan. Un tipico caso di “non vorrei-ma devo”, o da dilettanti allo sbaraglio.
Qui in Canada, Halloween é una cosa dannatamente seria. A settembre i negozi che vendono costumi stanno giá lavorando a pieno ritmo, mentre sui siti online di ricette fanno la loro comparsa gli speciali Halloween, che ti spiegano “passo passo” come fare zuppe di ragno e scorpioni, le dita di mummia o altre porcate del genere.
L’anno scorso l’appuntamento era a casa di Tim e Candace. Tim fa il pilota per West Jet e Candace si occupa dei tre figli maschi. Sono sempre di corsa, travolti dagli impegni famigliari e di lavoro, pero’, cazzo, il tempo di trasformare il giardino davanti a casa in un cimitero da notte dei morti viventi, lo trovano: le tombe scoperchiate, gli scheletri di plastica che artigliano la terra per uscire allo scoperto, i corvi neri col cappello a cilindro, le tele di ragno.
Ci rifilano una scodella di chili, ali di pollo fritte e poi via per strada, a controllare una banda di ninja, mini-zombi e principesse congelate stile Frozen che rompono l’anima al vicinato. Anche gli adulti, soprattutto gli adulti, si lasciano prendere la mano: suoni il campanello e cala una corda da impiccagione, parte un effetto sonoro in dolbysurround che proviene da casse acustiche mimetizzate nei cespugli (passi sul pavimento di legno tarlato, risate agghiaccianti) e un tizio con la sega a motore accesa apre la porta. Mi sento come Obelix quando fa i cerchi con l’indice all’altezza della tempia. SPQC. Sono pazzi questi canadesi.